Apprendiamo con grande preoccupazione che nelle scuole secondarie di tutta Italia sta circolando un bando di un concorso patrocinato da vari soggetti, alcuni dei quali legati alla Resistenza al nazifascismo, con il patrocinio dei ministeri dell’Istruzione e del Merito, della Cultura e dell’Aeronautica Militare, dal titolo Concorso Nazionale “Premio Giovanni Grillo”, indetto dall’omonima Fondazione, quale premio «alla memoria di Giovanni Grillo e di tutti gli Internati Militari Italiani deportati nei campi di concentramento tedeschi durante l’ultimo conflitto mondiale» .
Il concorso si propone di promuovere il valore della memoria intesa come bene comune della nazione, e lo fa attraverso il richiamo all’art. 52 della Costituzione, che si riferisce all’obbligo del servizio militare e al sacro (!) dovere di ogni cittadino di difendere la Patria.
Da parte nostra, condividiamo l’importanza di rinnovare la memoria sia di quei soldati che, prima mandati a combattere per il Fascismo, furono poi internati dai Nazisti dopo l’8 settembre 1943 sia di coloro che fin dal principio disertarono sia della comunità civile che li sostenne e protesse sia dei combattenti partigiani.
Riteniamo, tuttavia, mistificante la retorica dell’onore, della Patria e dell’eroismo attraverso cui si vuole schiacciare la storia e raccontarla ai /alle giovani e ai/alle giovanissimi/e medinate un’ottica che non condividiamo, come nel caso della Prima Guerra Mondiale, presunto mito fondativo della nazione sui cui è imperniata la ricorrenza del 4 novembre, che celebra insieme l’unità nazionale e le Forze Armate.
Con riferimento alla Seconda guerra mondiale, avvertiamo nel bando in questione una stessa retorica pericolosamente propagandistica, tesa a confondere i piani di lettura della storia con la sovrapposizione tra memoria e Resistenza da un lato e un’idea di Patria come quella veicolata dalle Forze Armate dall’altro. Si tratta di un accostamento inaccettabile in quanto, giova ricordarlo, prima dell’8 settembre la Patria si identificava con il Regno d’Italia e il governo fascista, mentre tutte le resistenze nazionali al nazifascismo furono parte di un movimento composito, essenzialmente popolare e internazionalista, che difendeva non la patria, bensì il valore della libertà e dei diritti di tutti i popoli a prescindere dall’idea di frontiera.
Con i venti di guerra che infestano l’aria in questo momento storico, all’art. 52 della Costituzione come traccia di riflessione per i nostri studenti e le nostre studentesse preferiamo di gran lunga l’art. 11 per il quale l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti.
Suggeriamo, invece, proprio per mantenere viva la memoria di tutte le vittime delle Guerre Mondiali e di tutte le guerre, di raccontare la complessità degli eventi bellici senza dimenticare gli ammutinamenti, le diserzioni, le fraternizzazioni con gli eserciti avversari e la durissima repressione dei “compatrioti” che si rendevano protagonisti di tali episodi (clicca qui per il materiale didattico).
Suggeriamo di raccontare ai nostri studenti e alle nostre studentesse la storia dell’obiezione di coscienza in Italia, il percorso che dal reato di renitenza alla leva, passando per la L. 772/72, che per prima concedeva l’obiezione di coscienza per motivi morali, religiosi e filosofici, ha portato alla sospensione del servizio obbligatorio di leva nel 2005.
Esortiamo perciò i/le docenti di tutte le scuole in cui viene diffuso tale bando di concorso a non collaborare alla diffusione tra gli studenti e le studentesse di una cultura della cieca e acritica obbedienza, del sacrificio, della gerarchia e della patria intesa come idea che divide il mondo in italiani/italiane e stranieri.
Come docenti e come cittadin* aderenti all’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università consideriamo nostro dovere diffondere la cultura della pace.
Nostra patria è l’umanità e il mondo intero.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle univeristà