di Lorenzo Perrona
Ballare il boogie e lo swing nell’hangar di Volandia, Parco e Museo del Volo in provincia di Varese, in occasione della presentazione del ricostruito modello dell’idrovolante S.55 con cui il gerarca fascista, nonché pilota, Italo Balbo realizzò i suoi record, fa molto anni ’30 in questo centenario dell’Aeronautica (clicca qui per la notizia apparsa su www.malpensa24.it).
Ma in uno spazio di documentazione come quello del Museo dell’Aeronautica, noi preferiremmo una più seria riflessione sulla realtà storica, non una superficiale campagna propagandistica in un Parco dei divertimenti. In quegli anni ’30, primati tecnologici e successi strabilianti nutrivano la propaganda con cui lo Stato fascista costruiva il suo consenso, si lanciava nella generale corsa agli armamenti e preparava velleitariamente lo scatenamento della seconda guerra mondiale.
Consapevoli di ciò, chi crede come noi nella cultura di pace e nella lotta nonviolenta rifiuta questo discorso fintamente ingenuo che circola sempre più nella società (e nelle scuole e università) che attribuisce positività e valore alla dimensione militare.
Al direttore di Volandia e al generale Basilio Di Martino, che nel suo discorso prova a mettere insieme i ben noti concetti di identità nazionale, tecnologia, sacrificio degli aviatori e infine “tragica fatalità” che a Caselle ha ucciso la bimba di 5 anni, ribadiamo che, riguardo alle frecce tricolori, meglio sarebbe abolire questo tipo di esibizioni costose, pericolose e mistificatorie, e che la maggioranza degli italiani è consapevole che le logiche di guerra conducono solo a sicura rovina.
Lorenzo Perrona, Cobas Scuola Noto (SR) per Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole