La Lega ripropone le lezioni di antiterrorismo a scuola: inutile e dannosa minaccia di guerra

Riaffiora in questi giorni un testo di Legge presentato l’11 febbraio 2020, riproposto, non a caso, dalla Lega, che pensa alle scuole italiane come un fortino e probabilmente pensa di essere in guerra, tanto da ipotizzare una sorta di corso di preparazione in caso di attacchi terroristici alle istituzioni scolastiche con tanto di percorsi formativi e di esercitazioni.

Il testo, approdato in Parlamento, ha già sollevato diverse critiche, ad esempio da parte dell’on. Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi Sinistra, che ha bollato l’iniziativa islamofobica e orientata alla «militarizzazione degli spazi scolastici» (clicca qui per il testo della proposta di legge).

Ma, ci chiediamo, il nostro Paese subisce forse la costante minaccia del terrorismo internazionale?

Se guardiamo ai fatti di cronaca, molti degli arrestati per reati di terrorismo si sono dimostrati innocenti o punibili per reati di lieve entità.

 Siamo davanti, pertanto, alla solita e stantia strategia della tensione, che alimenta paure nel corpo sociale del Paese per diminuire i diritti e le libertà civili.

Quando l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia la persistente militarizzazione delle istituzioni scolastiche intende anche sottolineare il processo che porta alla trasformazione delle stesse in fortini, sacrificando le attività scolastiche (lezioni, laboratori) in addestramento alla guerra, in simulazioni di incendi o evacuazioni a seguito di minacce di bomba.

È del tutto evidente che soffiando sull’emergenza contro il terrorismo si vuole, in realtà, raggiungere ben altri obiettivi: non la sicurezza dei plessi scolastici e la loro piena funzionalità, ma la militarizzazione della stessa scuola, lanciando un messaggio di paura e di minaccia alle giovani generazioni per assuefarle al contempo a quelle logiche di guerra confermate dal sostegno acritico dei nostri governi agli attacchi di Israele o dall’invio di armi in Ucraina invece che promuovere l’azione diplomatica o dalle innumerevoli “missioni di pace” che tanta miseria e distruzione hanno disseminato nel mondo.

Non è compito delle istituzioni scolastiche alimentare un perenne clima di allerta ed emergenza, come previsto da questa legge delega. Le scuole devono promuovere un approccio critico al fenomeno, che poggi le sue basi prima di tutto sull’approfondimento, come espressamente indicato anche dall’OCSE, dei diversi fattori sociali, economici, politici e di altro tipo che potrebbero creare un terreno fertile per consentire alle organizzazioni terroristiche di fare proseliti e ottenere sostegno.

La “conoscenza” deve essere il primo elemento di prevenzione, parola che non a caso è solo citata nelle premesse, ma che poi si perde nel resto del testo.

Per tutti questi motivi didattici ed educativi, l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università propone il ritiro immediato della legge sulle lezioni di antiterrorismo a scuola e l’ampliamento dell’offerta formativa con progetti di pace, solidarietà, di educazione alla violenza di genere.

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