Curate da Tommaso Baldo per Radio Sherwood, Guerra alla Guerra offre una serie di approfondimenti in podcast, utili anche in chiave didattica, sulla lotta alla militarizzazione della società italiana prima e durante la prima guerra mondiale che con oltre un milione di morti e un’infinità di mutilati è considerata la prima grande carneficina che apriva il nuovo secolo. Si fa luce su un pezzo di storia italiana cosiddetta “minore”, non solo perché assolutamente trascurata, se non ignorata, sui libri di scuola, ma anche perché anche oggi è offuscata da una retorica che sembra non aver avuto mai un momento di pausa per oltre un secolo. La resistenza alla guerra fu attuata sotto diverse linee d’azione: dagli scioperi nelle fabbriche cooptate dall’economia di guerra e attraversate da un clima di sfruttamento disumano, alle manifestazioni di piazza portate avanti da uomini e donne, spesso giovanissime, contrarie alla leva obbligatoria, fino alla diserzione e alla migrazione clandestina all’estero di molti soldati. Una storia in cui furono protagoniste in prima linea anche le donne che da uno stato di sudditanza diventarono immediatamente fondamentali per l’economia bellica, ma che non erano disposte ad accettare di vedere i loro mariti rientrare a casa mutilati o su una barella. L’ Italia di quegli anni rappresentava una democrazia debole e corrotta che riusciva a mantenere l’ordine e il consenso politico soltanto con la forza delle armi, con l’esercito protagonista assoluto dell’unità nazionale. Anche la disparità tra nord e sud del paese prese il via proprio in quegli anni in cui sempre attraverso le armi si pretendeva di imporre un potere calato dal nord, ma con la complicità dei latifondisti del Sud che non ammetteva alcuna forma dissenso tanto da innescare il fenomeno del cosiddetto brigantaggio.