Interviste all’Assemblea “contro la guerra” del 20 aprile a Roma su Radiondadurto

Il 20 di aprile al cinema Aquila di Roma si sono riunite almeno una ventina tra associazioni movimenti politici e collettivi aventi tutti lo stesso fine ultimo, cioè quello di creare una mobilitazione unitaria da organizzare in piazza il primo di giugno.

Questa sarà soltanto una data preparatoria di ciò che sarà la vera mobilitazione del prossimo autunno caldo per tentare di fermare una deriva militarista che sta invadendo tutta la società: si va dalla standardizzazione imposta dall’INVALSI, che può essere interpretata come il volto “scolastico” della militarizzazione della società, secondo quanto ha affermato Renata Puleo, alle operazioni sfacciatamente di proselitismo e di warwashing fin dalla scuola primaria denunciate da Mario Sanguinetti dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.

Considerando la guerra come una modalità più violenta di condurre una battaglia commerciale in questo caso tra un impero decadente ed uno nascente con l’Europa in mezzo, Maya Issa del collettivo dei giovani studenti palestinesi ha sottolineato come ciò che sta avvenendo in terra di Palestina può essere considerato un vero e proprio laboratorio di questa modalità: scuole e università distrutte, interi quartieri rasi al suolo, sanità impossibilitata a curare i propri feriti. Tutto questo, come nel mostrato nel film La zona di interesse, sta avvenendo sotto gli occhi indifferenti di un’Europa che continua ad inviare armi non solo ad Israele ma anche in Ucraina, dove da oltre due anni non si è arrivati a nessun tipo di soluzione se non quella di distruggere o fare scempio di un’intera economia per poi ricostruirla a vantaggio delle stesse classi dominanti che l’hanno prodotto.

Diritto all’abitare, diritto alla salute, diritto ad un’educazione di qualità e di pace e tanti altri frutto di anni di lotte di lavoratrici e lavoratori, sono messi in discussione, ma sono anche gli stessi temi che accomunano, appunto, oltre 20 associazioni sul piano nazionale che si stanno preparando a scendere in piazza.

Nel frattempo mentre al cinema Aquila studenti, studentesse, insegnanti e attivist* discutevano su come organizzarsi, altri studenti e studentesse presidiavano incatenati o dentro le tende il rettorato dove la professoressa Polimeni ha chiuso la porta in faccia alla democrazia e al dialogo. Sarà una strana coincidenza, ma ogni volta che a capo dell’università “La Sapienza” di Roma viene a collocarsi un@ docente proveniente dal settore medico, ovvero un ambito del saper che può essere letto anche come una fetta di mercato dove la movimentazione di denaro è ingente, dialogo e democrazia sono messi in secondo piano.

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