Alfonso Di Stefano e Nino De Cristofaro, dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole hanno partecipato, venerdì 4 agosto al Campeggio No Muos a Niscemi all’incontro incentrato sulla relazione tra mondo della formazione e le tematiche legate alla guerra e alle narrazioni su di essa.
Si è trattato di un “tavolo di lavoro”, una trentina i presenti, espressione di realtà non solo siciliane, per ragionare su come collegare meglio le diverse attività sin qui sviluppate per arginare la militarizzazione della formazione, e della società.
In primo luogo si è messa al centro la necessità di proseguire la mobilitazione contro lo svolgimento dei PCTO (ex alternanza scuola-lavoro) nelle caserme e di denunciare, soprattutto nelle situazioni più difficili rispetto alle prospettive lavorative, la campagna di orientamento/reclutamento delle forze militari che offrono alle giovani generazioni “sicure” prospettive di lavoro.
Reciproco interesse è stato manifestato per il vademecum contro la militarizzazione e per il dossier su Università e guerra. Al primo sta lavorando l’Osservatorio, per fornire ad alunne/i, docenti, genitori/rici strumenti concreti di contrasto alla sempre più invadente presenza di forze militari e forze dell’ordine; il secondo è stato prodotto dal movimento No Muos “per contrastare il processo di aziendalizzazione delle università, le quali seguendo le logiche del mercato non si fanno scrupoli di nessun tipo a stringere partnership con imprese belliche o con stati guerrafondai come gli Stati Uniti”.
Si tratta di un impegno complesso e controcorrente che deve concretamente legare il momento della denuncia alla capacità di fare dei luoghi della formazione “laboratori di pace”, in grado di contrastare adeguatamente la logica dell’addestramento e delle competenze. Un obiettivo difficile, ma non impossibile, soprattutto se in tutti questi luoghi “del sapere” si coinvolgono, a partire da chiare prese di posizione pubbliche di quanto accade quotidianamente, tutte/i coloro che subiscono questi processi di militarizzazione.
Un prima verifica della capacità di tenere insieme e connettere più punti di vista contro la militarizzazione ci sarà il 4 novembre prossimo, quando tutte/i insieme dovremo essere capaci di sfidare, a livello nazionale, la lettura retorica e “agiografica” cui siamo stati abituati per questa ricorrenza.
Successivamente, nell’assemblea di giorno 5 sulla militarizzazione del territorio, Gianni Piazza, Università di Catania, ha ribadito la necessità di sviluppare ulteriormente il lavoro nelle università, ricordando specificamente la petizione MedOr, ottenendo un riscontro positivo da parte di singoli e gruppi presenti. Una proposta peraltro coerente con quanto affermato nella relazione introduttiva ai lavori assembleari, dove era stato più volte stigmatizzato il processo di intervento del complesso militare industriale nelle scuole e università.