Alti tassi di abbandono nelle scuole pubbliche americane, in controtendenza quelle militari

L’istruzione pubblica negli Stati Uniti soffre da anni di una gravissima mancanza di personale e di un calo cronico di student3, particolarmente a livello di middle-school (11-13 anni) e high-school (14-18). Da tre anni a questa parte sono peggiorati in maniera preoccupante anche i dati relativi ai risultati ottenuti dagli student3 american3 nei test di lettura e matematica. Le contromisure adottate per il Covid non hanno fatto altro che acuire la crisi del sistema scolastico. Il trend sembra essere incontrovertibile: nel primo anno della pandemia si sono ritirat3 dalle scuole 1.4 milioni di ragazz3 su una popolazione scolastica di circa 90 milioni di ragazz3 nella fascia d’età 11-18 anni (qui l’articolo del New York Times)

I numeri sono preoccupanti particolarmente nelle principali città: a New York, circa il 77% degli istituti scolastici hanno registrato un calo delle iscrizioni dall’inizio della pandemia; a Boston, le iscrizioni totali sono diminuite del 15% dal 2014; a Chicago sono diminuite di quasi il 20% dal 2012-2013 mentre e a Seattle del 6,4% dal 2020. Le proiezioni per il prossimo decennio sono altrettanto sconcertanti. A San Francisco si prevede che le iscrizioni diminuiranno dell’8% entro il 2027; a Los Angeles, il comitato scolastico prevede che le iscrizioni subiranno una contrazione del 30% mentre le statistiche migliorano leggermente in alcuni stati del Sud, del Midwest e del West.

La situazione in alcune aree dell’America rurale è quasi catastrofica: nella cittadina di El Dorado, in Kansas, su una popolazione di 12 mila abitanti, gli iscritt3 nelle scuole superiori sono solamente 16. Secondo il Center for Budget and Policy Priorities, dal 2008 al 2018, lo stato del Kansas ha ridotto del 22% i finanziamenti per studente a college e università. I dati sono ancora più tragici se si considera che i budget statali per l’istruzione pubblica dipendono dal numero delle iscrizioni: più calano i numeri più diminuiscono le risorse per le scuole.

In questo quadro catastrofico le scuole gestite dal Dipartimento della Difesa americano vanno controtendenza, come sottolineato da un recente articolo pubblicato dal New York Times. Sono circa 160 gli istituti attivi nell’ambito del DoDEA (Department of Defense Education Activity) e i 66,000 student3 che le frequentano sono figl3 dei militari in servizio attivo e dei civili del Dipartimento della Difesa. Malgrado la crisi educativa negli States, in queste scuole non si registrano livelli rilevanti di abbandono scolastico. Non solo: nell’ambito degli esami scolastici federali del National Assessment of Educational Progress (NAEP) – per la valutazione dei progressi educativi su scala nazionale- le scuole del Pentagono sono quelle che fanno registrare i voti migliori. Un dato su tutti salta all’occhio: i risultati ottenuti in questi test dagli student3 ner3 e ispanic3 dell’anno 8 superano di gran lunga quelli ottenuti dai pari età bianch3 delle scuole pubbliche a livello nazionale. Inoltre – scrive ancora il NY Times – mentre i risultati complessivi degli student3 statunitensi sono rimasti pressoché uguali nell’ultimo decennio, le scuole militari hanno fatto progressi significativi nei test nazionali dal 2013. E anche se gli student3 con i risultati più bassi del Paese – nella parte bassa del 25esimo percentile – hanno addirittura peggiorato le loro performance, gli student3 peggiori delle scuole gestite dal dipartimento della difesa hanno fatto registrare importanti miglioramenti nella matematica (4th grade) e nella lettura (8th grade). Martin West, un professore di sistemi educativi presso la prestigiosa Università di Harvard – che è nel consiglio di amministrazione del NAEP –  ha detto che se le scuole dirette dal dipartimento della difesa facessero tutte parte di uno stesso stato, bisognerebbe trasferirsi lì per capire come funziona quel modello.

Max Civili, giornalista freelance

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