Bologna, 16 febbraio, iniziativa: “Quando la guerra è l’orizzonte, che ruolo ha l’università?”

Ciclo di iniziative in tutta la regione Emilia Romagna, insieme a Cambiare Rotta, Comitato Angelo Baracca, Mariam Abou Daqqa (storica militante del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina), Osservatorio sulla militarizzazione delle scuole e delle università.


A partire dal 7 ottobre, abbiamo visto il mondo precipitare in una spirale di guerra e violenza, che ha definitivamente smascherato le responsabilità e le ipocrisie dell’Occidente. Se con l’escalation in Ucraina nel 2022 avevamo visto la guerra ritornare ai margini del “giardino europeo” – seppure proprio in Donbass una guerra ci fosse già da otto anni – il quadro che abbiamo di fronte in Medio Oriente riempie di tinte fosche il futuro che ci si presenta davanti.

In particolare, assistiamo come i governi europei stiano compiendo un salto di qualità nell’impegno bellico, che da due anni a questa parte ha subito una determinante accelerazione: se prima abbiamo foraggiato con armamenti e bombe l’Ucraina, operazione recentemente confermata dal nostro governo, oggi l’embrionale esercito europeo interviene direttamente in Yemen contro la resistenza degli Houthi, che stanno bloccando le navi-merce occidentali in solidarietà con il popolo palestinese e portando a livello internazionale una richiesta molto semplice: l’immediato cessate il fuoco e la fine del genocidio che Israele sta compiendo e che, grazie all’impegno del Sud Africa, è in discussione alla Corte Internazionale.

In mezzo a questo panorama, tanta però è stata la solidarietà che i popoli e il nostro paese ha dimostrato alla resistenza palestinese. Piazze che non si vedevano da tempo hanno avuto una diffusione capillare, alzando l’attenzione e denunciando le responsabilità dell’Occidente nell’appoggio ad Israele, oltre ai crimini di apartheid che in quei territori vanno avanti da 75 anni.

Anche gli studenti universitari hanno fatto sentire la loro voce, portando avanti occupazioni in solidarietà con la resistenza, chiedendo l’immediato cessate il fuoco e denunciando il ruolo dell’Università nella filiera della guerra: in particolare, sotto i riflettori sono finiti gli accordi, sia locali che a livello ministeriali, sono presenti fra i nostri atenei e Israele.
Anche a Bologna ed in Emilia Romagna, come nel resto del paese, queste proteste hanno aperto la via a dei percorsi di mobilitazione per il boicottaggio accademico, un forte strumento nelle mani di noi studenti per dimostrare attivamente la nostra solidarietà internazionalista con il popolo palestinese. Queste mobilitazioni, hanno aperto una riflessione pubblica sul ruolo che ricoprono le nostre università e su quali siano i margini di azione per noi studenti che, dal centro della roccaforte occidentale, proviamo a costruire il supporto con la popolazione palestinese. Pensiamo sia quindi necessario portare questo dibattito negli atenei di tutta la regione, per rafforzare anche con gli strumenti dell’analisi e della teoria il percorso di boicottaggio accademico che sta procedendo in tutto il paese!

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