Livorno 4 novembre, in piazza anche il collettivo studentesco “Scuola di Carta”

di Nadia Germano

NO alla retorica di militarizzazione della scuola e della società. Machismo, razzismo e prevaricazione entrano nelle scuole e in tutta la nostra quotidianità. Noi studenti siamo sempre più spinti verso un’ideale di militarizzazione positivo, vicino alle nostre necessità e bisogni

Così le studentesse e gli studenti del collettivo studentesco “Scuola di Carta”, che fa parte del Coordinamento Antimilitarista Livornese, intervenuti con un proprio documento in occasione delle manifestazioni del 4 novembre a Livorno(foto da Livorno Press).

Rivendicazioni molto nette, quelle evidenziate da parte del Collettivo che, senza timori o filtri di sorta, punta l’attenzione su iniziative realizzate all’interno della scuola, come più volte denunciato dall’Osservatorio, che vedono coinvolto personale militare in sostituzione e/o come unici risolutori di qualsivoglia criticità, di professionalità specifiche ad esempio gli /le psicolog*, figure al contrario che in sinergia con il personale docente operano a supporto di student* e famiglie per superare disagi e difficoltà emotive all’insegna del dialogo e della cultura della pace.

Insomma, a ben vedere la stessa retorica che a suo tempo, in periodo Covid vide il gen. Figliolo, un militare appunto, (ancora un uomo in divisa), chiamato come esperto decisore sul campo e quindi risolutore della crisi, a capo della Protezione Civile. La medesima retorica, definita da studentesse e studenti di “polizia buona”, insinuatasi del tutto in sordina facendosi strada nelle istituzioni scolastiche e nelle università del Paese con effetti del tutto nefasti che stiamo già sperimentando. Basta aprire giornali, tv o guardare innocui, (almeno all’apparenza) reality show “in uniforme”, per rendersi conto che gesti di intolleranza, prevaricazioni e violenza machista fanno ormai parte della quotidianità di giovani e meno giovani.

A tutto questo il Collettivo studentesco “Scuola di Carta” dice un secco NO, di seguito il loro documento, letto in piazza il 4 novembre.

Noi studenti siamo sempre più spinti verso un’ideale di militarizzazione positivo, vicino alle nostre necessità e bisogni. I problemi psicologici vengono trattati dalle forze dell’ordine e non più da enti professionali e idonei a trattarli, i problemi legati alla sessualità vengono trattati come taboo, affrontati dalla postale su temi come il “revenge porn” che non viene sviscerato, ma viene solo deumanizzato e scollegato dalle logiche patriarcali, le stesse logiche machiste e guerrafondaie che, vengono ampliate, tramite interventi delle FDO come il progetto delle “scuole sicure”, che ha visto ragazzini minorenni, molti disabili, messi al muro da parte della Finanza per la ricerca di sostanze stupefacenti, ancora una volta deumanizzando il problema senza trattare gli effetti e le motivazioni per cui i ragazzini iniziano ad abusare di sostanze.
 Questa retorica di “polizia buona” però, non regge.
Lo vediamo dalla facilità con cui il 12 ottobre siamo stati picchiati in via cairoli per aver espresso un’opinione, lo vediamo con i tentativi di reclutamento che vengono fatti dentro molto tecnici, e non solo, grazie alle collaborazioni che vengono fatte tra istituzioni scolastiche/esercito,
Ma soprattutto lo vediamo quando anno dopo anno entrando a scuola, i locali scolastici vengono deteriorati sempre di più mentre le spese per le armi, per guerre in cui l’Italia NON è coinvolta, aumentano esponenzialmente, e invece sanità, istruzione vengono smantellate.
Basta guardare come ieri, all’ospedale di Pontedera l’acqua arrivava fino alle ginocchia degli operatori sanitari, che lavorano senza una vera garanzia di sicurezza.
Oggi siamo in piazza per denunciare ancora una volta questa retorica di militarizzazione che è diventato lo strumento quotidiano con cui machismo, razzismo e prevaricazione entrano nelle scuole e in tutta la nostra quotidianità. Una retorica per cui va bene stare a testa bassa mentre uomini ricchi dietro la scrivania si fanno la guerra a discapito dei civili. Noi oggi come ieri alziamo la testa e diciamo ancora una volta NO a questo sistema”.
Collettivo studentesco “Scuola di Carta” Livorno

Nadia Germano – Giornalista freelance, attivistista femminista e per i diritti civili

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