Pastore: «In pace e in guerra il patriarcato uccide». Sul legame tra violenza e militarismo

La parola patriarcato pronunciata da Elena Cecchettin ha smosso sul web orde di commentator3 che per offenderla stanno utilizzando proprio termini e accostamenti della cultura patriarcale.

Chiedono che stia zitta, l’ammoniscono che pianga sua sorella in silenzio, invece di mostrarsi alle telecamere. Le danno della satanista per la felpa che indossa (leggi qui le dichiarazione di Stefano Valdegameri, consigliere Regione Veneto), dell’arrivista politica per le cose che dice, fanno del sarcasmo su una futura legge che dovrebbe vietare agli uomini di frequentare le donne.

Pur essendo estranei alla vicenda, invece di tenere per sé il fastidio che provano, molti si sentono autorizzati a scriverle a tu per tu sui social o sotto gli articoli online che riportano le sue parole. Contrappongono l’atteggiamento di lei a quello di suo padre. Non recepiscono anche i messaggi di Elena come misurati e nonviolenti, invece lo sono.

Nell’azione dei commentator3 Giulia quasi scompare, molto più urgente mettere in riga Elena che prova a dare alla vicenda anche una lettura sociale. Tutto questo è patriarcato e si sta mostrando impunemente.

C’è chi prova a spostare l’attenzione su Paesi che hanno forme di oppressione più dure, come l’Iran. «In Italia non c’è il patriarcato», si dice.

Dopo la morte di Giulia, in Italia, nelle ore in cui scrivo abbiamo già avuto un altro femminicidio e una aggressione grave di una donna da parte del suo partner. Queste sono assurte agli onori della cronaca, ma tante, troppe storie di violenza restano sommerse, è difficile uscire dalle trappole del possesso mascherato da amore.

Nessuno può chiamarsene fuori, il patriarcato è dentro tutt3 noi, senza distinzioni di genere. Lo abbiamo interiorizzato, il mondo in cui viviamo è a sua immagine. L’oppressione delle donne e delle differenze culturali, l’inquinamento del pianeta, il militarismo, l’alta finanza, lo Stato di diritto così com’è oggi, sono tutte facce del patriarcato. Per questo le lotte per contrastare la barbarie sono intrecciate tra loro.

Così come il patriarcato, anche il pensiero antimilitarista e la nonviolenza vengono minimizzati e chi si impegna in questa direzione trattato come un infante, in tutti i modi delegittimato, zittito, accerchiato. Il patriarcato è sopraffazione, è la legge del più forte, è inganno. Lo stesso il pensiero militarista.

«Per Giulia non un minuto di silenzio, incendiamo tutto!» ha chiesto sua sorella Elena.

In tante aule scolastiche e strade si è fatto rumore oggi, battendo le mani sui banchi, agitando mazzi di chiavi, esponendo fogli scritti con i pennarelli e gridando: «Se domani sono io, se non torno domani, voglio essere l’ultima»; «Se è amore non uccide»; «È stato il vostro bravo ragazzo»; «L’assassino ha le chiavi di casa»; «Se toccano una rispondiamo tutte»; «Italia: 1 femminicidio ogni 72 ore».

«Il femminicida è il figlio sano del patriarcato», proprio come le scelte politiche attuali che non passano attraverso il nostro consenso, ma ci sovrastano e decidono per noi il contrario di quello che vorremmo.

Vogliamo vivere, ci portano alla miseria. Vogliamo la pace, scelgono la guerra.

Maria Pastore, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

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