Economia di guerra oggi: il re è nudo. BCE: la recessione resta uno scenario possibile

Pubblichiamo volentieri una dettagliata e interessante analisi delle conseguenze economiche della guerra sulla popolazione elaborata da Andrea Vento del GIGA, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati. Gli interrogativi dell’autore sulla necessità di avviare imprese di guerra e non politiche di pace e quelli sulla sudditanza dell’Italia a meccanismi che limitano la sovranità del nostro Paese risultano assolutamente condivisibili.

A 21 mesi dai primi provvedimenti ai danni della Russia, seguiti dalla rinuncia al gas di Mosca e dal rialzo dei tassi finalizzati alla riduzione dell’inflazione, l’economia europea, contrariamente a quella USA, dopo aver subito un marcato rallentamento, ora intravede lo spettro della recessione.

Già da un anno a questa parte, le analisi del Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati avevano evidenziato l’emergere di effetti negativi sulle economie europee a seguito degli sviluppi dell’escalation della guerra in Ucraina successivi al 24 febbraio 2022. Ripercussioni principalmente riconducibili alla frattura geoeconomica creata nell’est europeo dall’Occidente tramite le varie tranche di sanzioni, il piano REPowerEu e il sabotaggio dei gasdotti North Stream 1 e 2, oltre alle inevitabili contromisure di Mosca.

L’aumento del costo del gas iniziato, sotto l’azione della speculazione finanziaria, nella tarda primavera del 2021, e decollato a livelli record nel corso del 2022 (la quotazione del gas è passato da 20.37 euro a MegaWatt/ora di maggio 2021 ai 222,33 euro di agosto 2023 sul mercato TTF di Amsterdam), si è riflesso sul costo dell’energia per imprese e famiglie e, a cascata, su tutti i beni di consumo, determinando, dopo anni di quiescenza, una rapida impennata inflazionistica. Il generalizzato aumento dei prezzi al consumo ha negativamente impattato sul potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni, mettendo in crisi bilanci familiari e domanda interna.

I successivi interventi della BCE, in ottemperanza ai dettami della dottrina economica ortodossa, sono stati caratterizzati da 10 rialzi consecutivi del tasso di riferimento, in 15 mesi, salito da zero di inizio luglio 2022 al 4,5% del 20 settembre 2023, soglia oltre la quale la presidente Christine Lagarde al momento non sembra intenzionata a procedere (grafico 1).

Grafico 1: i 10 rialzi del tasso di riferimento della Bce da inizio luglio 2022 al settembre 2023. Fonte Bce

La stretta monetaria in questione, attuata con l’obiettivo di contenere il rialzo dei prezzi tramite il raffreddamento dell’economia, è riuscita, in effetti, nell’arco di un semestre, dopo aver  toccato il suo apice nel novembre 2022 (l’inflazione ha raggiunto il suo apice di 10,1% nell’Eurozona e al 11,1% in Italia nel novembre 2022) a far ripiegare verso il basso la curva dell’inflazione, tuttavia rivelandosi medicina amara. Infatti, l’aumento del costo del denaro per famiglie (prestiti al consumo e mutui) e imprese (investimenti produttivi ), sommato alla flessione dei consumi causata dalla riduzione dei salari reali (salari nominali al netto dell’inflazione) ha inevitabilmente generato una contrazione della domanda aggregata (consumi privati e investimenti produttivi ) sfociata, come previsto anche dai vari Outlook del FMI, in un marcato rallentamento economico (tab. 1).

Tipologia di datiPrevisioni 2022Definitivo 2022Previsioni 2023Previsioni 2023Previsioni 2023Previsioni 2023Previsioni 2024
Economic Outlook Fmi emesso a:Aprile 2022Luglio 2023Gennaio 2023Aprile 2023Luglio 2023Ottobre 2023Ottobre 2023
Economia mondiale3,63,52,92,83,03,02.9
Russia-8,5-2,10,30,71,52,21,1
Stati Uniti3,72,11,41,61,82,11,5
Germania2,11,80,1-0,1-0,3-0,50,9
Italia2,33,70,60,71,10,70,9
Cina4,43,05,25,25,25,04,2
India8,27,26,15,76,16,36,3
Tabella 1: previsioni e dati definitivi in % anni 2022, 2023 e 2024 degli Word Economic Outlook Fmi

A completamento del poco confortante quadro è significativo aggiungere, nello specifico per il nostro Paese, l’impatto negativo che si riverserà sul bilancio pubblico a causa dell’aumento del costo degli interessi sul debito pubblico (il debito pubblico italiano ha raggiunto la considerevole cifra di 2.840 miliardi euro),  previsto per il 2024 in decisa crescita a circa 100 miliardi di euro.

Il ruolo fondamentale rivestito dai flussi e conseguentemente dal costo del gas sia nella genesi dell’impennata inflazionistica, che dei successivi sviluppi negativi, viene confermato dall’interessante Working Papers di Banca Italia dal titolo “Il ruolo macroeconomico del mercato del gas“, uscito a metà novembre 2023. Prendendo in esame il periodo 2010-2022, il Centro studi di via Nazionale arriva alla conclusione che «Le restrizioni (sul gas. ndr) causano un rallentamento dell’attività economica e un rialzo dell’inflazione, come avviene nel caso di shock all’offerta di petrolio, ma la peculiare struttura del mercato del gas fa sì che tali effetti si materializzino molto gradualmente, con un picco di inflazione per i beni non energetici che segue di oltre due anni lo shock iniziale».

Considerando anche le peculiarità della crisi energetica iniziata nel 2021, in termini di un primo shock iniziale del dicembre del 2021 a circa 110 euro a MegaWatt/ora causato dell’attività speculativa, e da un apice assoluto a 222 euro nell’agosto del 2022, in piena fase di ridefinizione della geografia degli approvvigionamenti da parte dei Paesi europei, l’inflazione sembrerebbe aver definitivamente imboccato la via della riduzione ormai dal secondo semestre di quest’anno, in anticipo rispetto alla media individuata dallo studio di Banca Italia.

Nell’ultimo rapporto del 17 novembre dell’Eurostat apprendiamo infatti che «Il tasso di inflazione annuale dell’area euro è stato del 2,9% nell’ottobre del 2023, in calo rispetto al 4,3%. Un anno prima era del 10,6%».  A cosa possono essere ricondotte le cause della marcata flessione dell’inflazione dell’Eurozona dal 5,2% di agosto al 2,9% di ottobre?

La risposta, anche in questo caso, la fornisce un rapporto di una autorevole istituzione europea. È infatti proprio la BCE nel suo Financial Stability Review del 22 novembre u.s. a  mettere in allarme del fatto che «La recessione resta uno scenario possibile di fronte al deterioramento del già debole scenario economico. I numerosi tagli alle stime e sorprese economiche negative (derivanti dalla guerra a Gaza.ndr) confermano un quadro debole con consistenti rischi al ribasso». Specificando ulteriormente che «Il pieno impatto dell’aumento dei tassi sull’economia deve ancora materializzarsi».

Cercando di mettere ordine nella successione degli eventi che hanno portato l’economia dell’Eurozona addirittura sull’orlo di una possibile recessione, è necessario risalire in primis all’attività speculativa sul gas sul mercato TTF di Amsterdam, a partire dal giugno 2021, e alla successiva scellerata decisione dei Paesi europei di assecondare le richieste di Washington riguardanti l’applicazione delle sanzioni alla Russia a partire addirittura dal giorno antecedente l’inizio dell’operazione militare speciale russa, e, infime, al Piano REPowerEu del maggio successivo, con il quale abbiamo rinunciato al conveniente gas proveniente via tubo dalla Russia.  

Le undici tranche di misure restrittive adottate ai danni di Mosca, con il dodicesimo pacchetto attualmente in fase di definizione, al riscontro oggettivo hanno finito per impattare maggiormente sulle economie dei Paesi europei, previsti per quest’anno dall’ultimo Outlook del FMI di ottobre ai limiti della stagnazione al solo +0,7, con la Russia, che ne doveva uscire “con le reni spezzate”, invece in crescita del 2,2% (tab. 1).  

L’aumento del costo del gas, soprattutto il Gnl importato via nave, l’impennata inflattiva, il rialzo dei tassi e la contrazione di consumi e investimenti hanno completato il quadro a tinte fosche dell’economia dell’Eurozona del 2023. La discesa in recessione della potente locomotiva tedesca fin dall’anno in corso (-0,5% per il Fmi, tab. 1), non casualmente l’economia europea maggiormente integrata a quella Russia fino a febbraio 2022, sommata agli altri fattori enunciati dalla BCE, potrebbero quindi, secondo l’istituto di Francoforte spingere in terreno negativo l’intera Eurozona nel prossimo anno, anche in considerazione della prospettiva ventilata da Christine Lagarde di mantenere ad alti livelli il proprio tasso di riferimento.

Di fronte alle critiche condizioni attuali e alle preoccupanti previsioni per il prossimo futuro che caratterizzano l’economia dell’Eurozona e la tenuta dei conti pubblici nazionali (col fantasma del Patto di stabilità che si riaffaccia dietro l’angolo), sommate all’aggravarsi della crisi sociale in corso (Caritas 17 novembre 2023 nel 2022: si stimano oltre 5,6 milioni di poveri assoluti, pari al 9,7% della popolazione, erano il 9,1% nel 2021, ossia un residente su dieci. Sono scivolati nella povertà assoluta altre 357mila persone), gli analisti del GIGA vorrebbero porre da tempo alla nostra classe dirigente, nazionale e comunitaria,  fra tutte due domande:

1) Sussisteva realmente la convinzione, come lasciava intendere la poco felice uscita di Mario Draghi: «Dobbiamo scegliere fra l’aria condizionata accesa e la pace», che rinunciando al gas a basso costo e alle altre materie prime russe, oltre alle esportazioni verso Mosca, quest’ultima avrebbe avuto un contraccolpo economico tale da indurla a ritirarsi dall’Ucraina? Ciò in quanto, l’economia russa, al riscontro oggettivo, non solo non è crollata come previsto in Occidente nei primi mesi dello scorso anno (da -8,5 di aprile al -2,1% finale, tab.1) ma, addirittura, ha registrato nel 2022 un incremento di circa l’80% del saldo della bilancia commerciale rispetto all’anno precedente (tab. 2).

Interscambio commerciale Russia  
 2020 Dati rilevati2021 Dati rilevati2022 Dati stimati
Valore export totale (mld €)301,1431495,4
Valore import totale (mld €)206,9257228,8
Saldo bilancia commerciale (mld €)94,2174266,6
Tabella 2: interscambio commerciale globale Russia anni 2020-22. Fonte: www.infomercatiesteri

2) E, inoltre, la pedissequa applicazione delle direttive di Washington, sia in termini economici che geopolitico-militari, è stata effettuata senza valutarne appieno le probabili ricadute negative o eravate consapevoli dei rischi ed avete agito esclusivamente in nome della subalternità atlantista?

I ceti popolari europei, e soprattutto italiani, oppressi da un’altra crisi economico-sociale a soli tre anni da quella pandemica, hanno il dovere di sapere se la nostra classe politica, trasversalmente ai vari schieramenti politici, sia composta da incapaci e improvvisati, oppure da servili masochisti. 

Tale legittima richiesta assume ancor maggiore importanza alla luce del fatto che mentre l’Eurozona sta subendo un forte rallentamento, e addirittura la BCE paventa una possibile recessione, l’economia degli Stati Uniti, vero burattinaio delle vicende ucraine, sta, ad ogni Outlook 2023 del FMI, incrementando le previsioni di crescite per l’anno in corso, fino al +2,1% ad ottobre (tab. 1) e la bilancia commerciale, grazie anche all’esportazione di Gnl in Europa, secondo le attese, registrerà il più basso deficit da tre anni a questa parte. Quest’ultimo su base mensile sceso a soli -58,6 miliardi di dollari ad agosto di quest’anno dai -89,2 di gennaio e febbraio 2022, prima dell’escalation del conflitto in Ucraina. Evidentemente a qualcuno la guerra giova…  E ciò, mentre il saldo commerciale dell’Unione Europea è colato decisamente a picco nel 2022 a -432,6 miliardi di euro, dai +54,5 dell’anno precedente e, addirittura, dai +215,3 del 2020 (tab.3), a causa dell’aumento della bolletta energetica, gas in primis.

Cronaca di un disastro annunciato, parafrasando Marquez, verrebbe da concludere, anche se a Bruxelles si stanno ostinatamente sforzando di far finta di niente.

Bilancia commerciale Unione europea coi paesi extra-Ue  
AnnoEsportazioniImportazioniSaldo
20201.932,71.717,4+ 215,3
20212.180,72.126,2+ 54,5
20222.571,43.004,0– 432,6T
Tabella 3: valore dell’export, dell’import e del saldo commerciale di soli beni dell’Unione europea coi Paesi extra-Ue in miliardi di euro, periodo 2020-2022. Fonte: Eurostat –  Rielaborazione: Giga.

Andrea Vento, Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati, GIGA

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