Lettera aperta della Scuola per la Pace Torino sulla nascita della Città dell’Aerospazio

A Torino e in Piemonte l’industria della difesa è in sviluppo e va prendendo forma il cosiddetto “polo bellico” con la “posa della prima pietra” della Città dell’Aerospazio (il cui progetto si può consultare sul sito del Comune di Torino, che vede come promotori  Leonardo, il Politecnico e l’Università di Torino. La “posa” ha avuto luogo il 28 novembre, in concomitanza con l’apertura dell’Aerospace and defense Meetings, una mostra mercato delle armi che si è tenuta all’Oval Lingotto dal 28 al 30 novembre con la promozione della Regione e della Camera di commercio. Sì, perché, mentre imperversano le guerre, i vari governi e le industrie belliche si incontrano amichevolmente più volte l’anno in diverse città del mondo per commerciare armi e sempre più tecnologici “sistemi di difesa”.

Come ha documentato Massimo Rubboli nel libro Tempo quasi scaduto. Come l’industria delle armi sta portando l’umanità all’autodistruzione (Edizioni Artestampa, Modena, 2022), nel solo 2022 si sono tenute 11 mostre-mercato dell’industria della difesa, di cui la prima a Riyhad, in Arabia Saudita, dal 6 al 9 marzo del 2022, pochi giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, poi a Plovdiv (Bulgaria), Villepinte (Parigi), Manila, Mosca, Berlino, Abu Dhabi, Karachi, Rotterdam e Washington. La mostra-mercato di Torino si colloca in questo circuito internazionale. In tale occasione la Scuola per la pace di Torino ha inviato alle istituzioni locali e ai rettori di Università e Politecnico la seguente lettera aperta.

Lettera aperta della Scuola per la pace agli amministratori della Città di Torino e della Regione Piemonte, ai Rettori del Politecnico e dell’Università di Torino

Siamo la Scuola per la pace, una rete informale di docenti costituitasi nel settembre 2022 a seguito di un appello per il “Cessate il fuoco” in Ucraina firmato da 875 insegnanti e cittadine/i. Da oltre un anno ci siamo attivati “dal basso” per l’educazione alla pace e alla libertà ispirandoci all’esempio di educatrici ed educatori pacifisti come Maria Montessori e Célestin Freinet e di scienziati come Albert Einstein e Bertrand Russell. 

Mentre voi, martedì 28 novembre, parteciperete alla apertura dell’Aerospace and Defense Meetings e alla posa della prima pietra della Cittadella dell’Aerospazio, noi saremo, come ogni mattina, nelle nostre classi, con le/i nostre giovani allieve/i che ci impegnamo a formare perché crescano come cittadine/i consapevoli nel rispetto della dignità della vita umana.

Pertanto sentiamo di dovervi esprimere la nostra assoluta contrarietà alle politiche industriali che, in modo del tutto bipartisan, state sostenendo: la produzione e il commercio di armi che equivalgono alla produzione e al commercio di morte, a un futuro di guerre e distruzioni, un futuro che per le/i nostri studenti si profila fosco, minaccioso e insicuro. 

Con quale coscienza, con quale progettualità, con quale consenso politico state assumendo la responsabilità di collocare la nostra città nel circuito internazionale dei produttori e trafficanti di armi e di morte? Voi siete rappresentanti istituzionali a tempo determinato, mentre le vostre scelte pregiudicano il futuro. 

Non c’è in queste scelte trasparenza, perché non è pubblicamente dichiarata la direzione che state imprimendo al futuro di Torino e del Piemonte.

Non c’è in queste scelte consenso perché mai parlate di quello che state realmente facendo, occultando con un immaginario affascinante – lo spazio, il volo – una realtà ben più terrificante, di cui la cittadinanza è ignara.

Non vogliamo che Torino diventi la “città delle armi”, vogliamo che diventi la “città della pace”, laboratorio non di morte, ma di vita, non di tecnologie belliche distruttive, ma di tecnologie per la salute, l’ambiente, il benessere delle persone.

Ci riesce difficile comprendere come ognuna/o di voi si renda complice della corsa al riarmo che nel mondo sta portando indicibili sofferenze e devastazioni. Non ci consola sapere che sarete giudicati dal tribunale della storia. 

Siamo ben coscienti del problema occupazionale legato alla deindustrializzazione del nostro territorio, perciò vi chiediamo con forza di invertire la rotta, di operare per la riconversione della produzione bellica in produzione di beni civili, utili alla collettività, lasciando nella storia della città e della Regione un’altra impronta: di umanità, di solidarietà, di giustizia, di bellezza. Le politiche industriali devono essere rivolte al benessere delle persone, alla salubrità dell’ambiente, alla dignità della vita, a un futuro di speranza per le/i nostre/i studenti che meritano la luce della pace e non la mortifera prospettiva della guerra.

La Scuola per la pace – Torino

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