Lettera di Dottorandə e Assegnistə di Scienze Politiche di Pisa solidali con la Palestina 

Si moltiplicano le prese di posizione di chi vive il mondo accademico, che chiede a gran voce un ripensamento dei rapporti con le università israeliane e in particolare un’attenzione all’oggetto della ricerca che viene portata avanti, sostenendo un necessario processo di smilitarizzazione delle università.

Riceviamo da un gruppo di dottorandə e assegnistə del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa e condividiamo volentieri questa approfondita lettera che è stata inviata ai docenti dell’Ateneo Pisano, auspicando che le puntuali richieste di non essere complici nel genocidio del popolo palestinese in atto, siano accolte e attuate quanto prima.

Chi siamo 

Siamo un gruppo di dottorandə e assegnistə del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. Abbiamo deciso di dare forma alle nostre riflessioni e preoccupazioni perché non vogliamo essere complici in alcun modo della guerra in corso in Palestina. Come ricercatorə abbiamo ritenuto fondamentale interrogarci in maniera chiara e critica sull’impiego delle nostre ricerche e sulle conseguenze politiche, sociali e culturali prodotte. Non vogliamo che l’Università diventi uno spazio di legittimazione culturale della guerra né che fornisca strumenti e conoscenze a servizio di chi investe nel settore bellico.  

Perché ci siamo riunitə 

Il genocidio in corso in Palestina,[[i]] la repressione indirizzata in Italia verso chi contesta la scelta del governo italiano di sostenere le azioni del governo israeliano e la risposta insoddisfacente del nostro Ateneo rispetto a tutto ciò ci hanno spintə a incontrarci per condividere le nostre opinioni rispetto a come viviamo il nostro ruolo di ricercatorə precariə, con l’obiettivo di poter far sentire le nostre voci e di contribuire alla contestazione del massacro in atto in Palestina. Date le numerose relazioni intrattenute dall’Ateneo di Pisa con aziende produttrici di sistemi d’arma e/o di sicurezza impiegati anche contro la popolazione palestinese; visti i rapporti di cooperazione con università israeliane che sorgono su territori occupati e che hanno strette relazioni con l’esercito israeliano,[[ii]] crediamo sia necessario agire anche a partire dai luoghi in cui lavoriamo per tentare di fermare quello che a tutti gli effetti si sta configurando come un genocidio. 

Alla data del 3 aprile, secondo i dati raccolti da Euro-Med Human Rights Monitors sono statə uccisə circa 41mila palestinesi, ferite oltre 77mila persone, distrutti più di 300 tra ospedali, cliniche e ambulanze; sono state gravemente danneggiate o rase al suolo 443 scuole e tutte le università, mentre si contano circa 2 milioni di sfollatə ammassatə in una striscia di terra costantemente sotto attacco.[[iii]]  

Il blocco imposto agli aiuti umanitari[[iv]] diretti alla popolazione palestinese sta inoltre producendo una situazione di emergenza che, per intensità e rapidità, non trova precedenti. Il World Food Program denuncia ormai da settimane il rischio di carestia per le persone ancora intrappolate nel nord della striscia di Gaza e le condizioni di vita disumane causate dalla scarsità di cibo e beni di prima necessità per la popolazione palestinese.[[v]]  

Inoltre, in violazione del diritto internazionale[[vi]] e delle misure preventive emanate dalla Corte Internazionale di Giustizia,[[vii]] i convogli di aiuti umanitari destinati alla popolazione civile sono stati più volte presi di mira, provocando la morte di quasi duecento operatorə umanitari.[[viii]] L’assenza di qualsiasi condizione minima di sicurezza nella Striscia di Gaza ha causato la morte di più di 100 giornalistə dall’inizio del conflitto[[ix]] e desta ulteriore preoccupazione la recente legge del Parlamento israeliano per mettere al bando le sedi di canali di comunicazione stranieri presenti sul territorio.[[x]]  

I nostri obiettivi 

Questi dati rendono un’idea della situazione drammatica nei territori palestinesi: stiamo assistendo ad una sistematica negazione delle più basilari condizioni di vita e dignità da parte dello Stato di Israele, che si sta macchiando di atrocità ingiustificabili e crimini di guerra a danno del popolo palestinese.  

In ragione dei principi di giustizia sociale che orientano il nostro impegno accademico e civile, chiediamo all’Ateneo di Pisa di rifiutare ogni collaborazione con enti accademici che sostengono e contribuiscono al perpetrarsi di queste violenze. Nell’avanzare questa richiesta, ricordiamo come il boicottaggio accademico del Sudafrica volto a porre fine al regime di apartheid – insieme ad altre forme di mobilitazione – ha portato importanti risultati senza ridurre la libertà accademica ma, al contrario, stimolando l’elaborazione intellettuale e il confronto dialettico.[[xi]]  

Nello specifico, in linea con quanto fatto dall’Università di Torino[[xii]] e dalla Scuola Normale Superiore[[xiii]] di Pisa, chiediamo: 

  • Di non partecipare al bando MAECI tra Italia e Israele, i cui ambiti di cooperazione previsti dall’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica riguardano lo sviluppo di tecnologie dual use[[xiv]], ovvero applicabili in ambito militare. La ricerca finalizzata alla produzione di sistemi di tecnologie ottiche per la videosorveglianza, così come quelle orientate alla gestione dell’acqua[xv] (entrambi previsti dal bando in questione), potrebbero con ogni probabilità essere utilizzate come ulteriore strumento di controllo del popolo palestinese, aggravando una situazione già drammatica. 

Chiediamo, inoltre, all’Ateneo di Pisa e al Dipartimento di Scienze Politiche: 

  • L’immediata interruzione e l’impegno a non stipulare accordi con le Università israeliane in ambiti di cooperazione dual use o con qualsiasi università che sostenga, con dichiarazioni o specifici progetti di ricerca, il regime di apartheid israeliano. Riteniamo inoltre che debba valere per tutte le università e aziende, indipendentemente dal paese, l’accortezza a non stipulare accordi dual use o con soggetti che perpetrano violazioni dei diritti umani. 
  • Parallelamente, chiediamo che l’Università di Pisa e il Dipartimento di Scienze Politiche si impegnino in tutte le sedi possibili al fine di promuovere ogni forma di collaborazione con persone, gruppi, organizzazioni e istituzioni che chiedono un’immediata cessazione del conflitto e che hanno interesse a costruire condizioni di pace e di giustizia tra il popolo palestinese e israeliano. In linea con questo obiettivo, chiediamo che siano sostenute tutte le iniziative rivolte a creare canali di cooperazione tra la comunità scientifica e studentesca in Italia e la società civile, palestinese e israeliana, che si oppone all’occupazione militare della striscia di Gaza e dei territori in Cisgiordania, nel rispetto dei principi di libertà ed eguaglianza, in dignità e diritti, di tutti i popoli. 
  • Infine, poiché ogni guerra porta con sé indicibili tragedie umane per la popolazione civile, chiediamo l’interruzione di ogni forma di collaborazione con tutti gli attori pubblici e privati che operano nel settore della difesa o della produzione e sviluppo di armi, equipaggiamenti e tecnologie che possono contribuire ad arrecare danno ai civili coinvolti nel conflitto in Palestina o in qualsiasi altro scenario di guerra o oppressione. 

La nostra idea di ricerca  

Riteniamo che la guerra debba stare fuori dalla storia e dai nostri dipartimenti, e che sia un valore imprescindibile l’indipendenza della ricerca da interessi economici, tanto più quando questi interessi riguardano il comparto bellico.  

In un contesto di preoccupante escalation bellica, è più che mai fondamentale preservare l’autonomia delle istituzioni universitarie da tali attori e mantenere il mondo dell’accademia ben distinto da quello militare.  

Oggi, al cuore del dibattito che coinvolge le università, vi è una questione centrale: produrre conoscenza di cosa e per chi? La nostra idea è che la ricerca debba essere finanziata dal pubblico e produrre conoscenza che miri a migliorare la salute, il benessere e la sicurezza per la collettività. Le politiche securitarie-belliciste non coincidono con tali obiettivi e le sovvenzioni provenienti dalla difesa o dall’industria militare rischiano di compromettere la libertà di ricerca nella misura in cui, attraverso i finanziamenti privati, il ruolo dell’Università diventa quello di erogare un servizio o una prestazione. 

Lə Dottorandə  e Assegnistə  di Scienze Politiche solidali con la Palestina: 

[Nome] [Cognome] [Dottorandə  e Assegnistə] Dip. Scienze Politiche – Università di Pisa

[i] Il 26/03/2024, in occasione della riunione dell’UNHCR a Ginevra, Francesca Albanese, Special Rapporteur delle Nazioni Uniti, nel Rapporto “Anatomia di un genocidio” ha dimostrato che Israele sta intenzionalmente compiendo un genocidio. In particolare, il rapporto evidenzia come l’uccidere membri del gruppo etnico, l’arrecare seri danni fisici o mentali ai membri del gruppo, e l’impartire deliberato di condizioni di vita mirati alla distruzione fisica (in tutto o in parte) del gruppo, costituiscano almeno tre dei cinque atti previsti dalla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio. Di seguito il rapporto completo: https://www.ohchr.org/sites/default/files/documents/hrbodies/hrcouncil/sessions-regular/session55/advance-versions/a-hrc-55-73-auv.pdf 

[ii] Gli accordi formalizzati tra l’Università di Pisa e alcune aziende belliche, in corso o in via di cessazione, sono stati resi pubblici durante il senato accademico straordinario del 14 marzo 2024. Per quanto riguarda il ruolo delle accademie nel sistema di segregazione subito dai palestinesi si rimanda al rapporto di BDS Italia.  https://drive.google.com/file/d/1c_ey4BmUvq58n05Agk35mnvpK3ceihhO/view  

[iii] Euro-Med Human Rights Monitors (23/02/2024). Statistics on the Israeli attack on the Gaza Strip (07 October – 23 February 2024). https://euromedmonitor.org/en/article/6176/Statistics-on-the-Israeli-attack-on-the-Gaza-Strip-%2807-October—23-February-2024%29 

[iv] Amnesty Italia (29/02/2024). Israele non consente l’arrivo di sufficienti aiuti umanitari a Gaza. https://www.amnesty.it/israele-non-consente-larrivo-di-sufficienti-aiuti-umanitari-a-gaza/ 

[v] World Food Program (18/03/2024). Famine imminent in northern Gaza, new report warns. https://www.wfp.org/news/famine-imminent-northern-gaza-new-report-warns 

[vi] Human Rights Watch (18/12/2023). Israel: Starvation Used as Weapon of War in Gaza. Evidence Indicates Civilians Deliberately Denied Access to Food, Water. https://www.hrw.org/news/2023/12/18/israel-starvation-used-weapon-war-gaza 

[vii] Euro-Med Human Rights Monitors (25/03/2024). Report: Israel continues to violate ICJ ruling on Gaza. https://euromedmonitor.org/en/article/6242/Report:-Israel-continues-to-violate-ICJ-ruling-on-Gaza 

[viii] Nazioni Unite (02/04/2024). Daily Press Briefing by the Office of the Spokesperson for the Secretary-General. https://press.un.org/en/2024/db240402.doc.htm 

[ix] Reporters Without Borders (07/03/2024). 103 journalists killed in 150 days in Gaza: a tragedy for Palestinian journalism. https://rsf.org/en/103-journalists-killed-150-days-gaza-tragedy-palestinian-journalism 

[x] CNN (02/04/2024). Israel moves to shut down Al Jazeera after new law allows for ‘security threat’ bans on international media. https://edition.cnn.com/2024/04/01/middleeast/israel-al-jazeera-media-law-intl-hnk/index.html 

[xi] Hyslop, J., Vally, S., & Hassim, S. (2006). The South African Boycott Experience. Academe, 92(5), 59-70 

[xii]. Università di Torino (19/03/2024), Resoconto della seduta del Senato Accademico del 19 marzo 2024. https://www.unito.it/sites/default/files/resoconto_19_marzo_2024_sa.pdf. In particolare, a pagina 71 del documento: “In riferimento al Bando MAECI per la raccolta di progetti congiunti di ricerca per l’anno 2024, sulla base dell’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica tra Italia e Israele, il Senato Accademico dell’Università di Torino ritiene non opportuna la partecipazione a questo bando, visto il protrarsi della situazione di guerra a Gaza”. 

[xiii] Scuola Normale Superiore (26/03/2024). Mozione del Senato accademico della Scuola Normale Superiore. https://normalenews.sns.it/mozione-del-senato-accademico-della-scuola-normale-superiore-del-26-marzo-2024 

[xiv] Non solo la ricerca dual use (duplice uso) implica l’utilizzo in campo militare di ricerche sviluppate all’interno delle Università con fondi pubblici e brevettati poi dai privati, ma implica anche che – per utilizzare determinate tecnologie  – tali brevetti dovranno essere acquistati a caro prezzo dall’industria della difesa. Si veda Lancione, M., (2023). Università e militarizzazione. Il duplice uso della libertà di ricerca. Eris Edizioni. 

[xv] La deprivazione dell’acqua dai bacini idrici dei territori palestinesi a favore di Israele è un fatto accertato da tempo (vedi, ad esempio, The Guardian, 17 maggio 2023: A precious resource: how Israel uses water to control the West Bank. https://www.theguardian.com/world/2023/may/17/how-israel-uses-water-to-control-west-bank-palestine). Inoltre, negli ultimi mesi, Israele ha ripetutamente bombardato le infrastrutture idriche e fognarie dei territori palestinesi con l’obiettivo di mettere in ginocchio la popolazione, obbligandola ad utilizzare la scarsa acqua presente (perlopiù contaminata), portando di conseguenza ad uno stato di emergenza sanitaria.

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