Lotta contro le basi USA-NATO: alcuni strumenti utili, verso mobilitazione del 4 aprile

Si è svolto il 10 marzo il primo incontro on line finalizzato a coordinare attività, iniziative e mobilitazioni comuni il 4 aprile, in concomitanza con il 75° anniversario della fondazione della NATO.

Considerando che anche in passato molte realtà si sono mobilitate in autonomia per questa scadenza, l’idea di fondo è valorizzare ogni iniziativa già programmata (e incoraggiare a organizzarne) nel quadro di un coordinamento, in modo che ognuna rafforzi le altre e tutte vadano a combinarsi con la mobilitazione internazionale che si svolgerà in vari altri paesi fra cui Belgio, Austria, Svizzera, Germania, Usa, Federazione Russa, Bielorussia, Grecia, Turchia.

Al netto di alcuni importanti e interessanti spunti di analisi e di dibattito – che non sono stati sviluppati, ma che testimoniano la volontà e la spinta di alimentare il confronto e un percorso comune – l’incontro è stato interamente dedicato a raccogliere intenzioni e disponibilità alla mobilitazione e si sono assunte le seguenti decisioni:

al momento, il percorso si concentra sull’obiettivo di allargare a quante più realtà possibili l’appello a mobilitarsi in occasione dell’anniversario della fondazione della NATO sulla base di una sola parola d’ordine unificante “chiudiamo le basi USA-NATO”. Ogni realtà territoriale può liberamente aggiungere altre parole d’ordine che qualificano la propria attività e sensibilità;

ogni realtà che deciderà di attivarsi è libera di scegliere le modalità che ritiene più opportune e i luoghi che ritiene più adatti per mobilitarsi;

considerando che il 4 aprile cade di giovedì, ai fini della riuscita delle iniziative è utile estendere la mobilitazione anche ai giorni successivi, fino al 7 aprile.

Un nuovo incontro di coordinamento si svolgerà domenica 24 marzo, sempre on line (https://meet.jit.si/NoNato2024) e sempre dalle 14:30 alle 16:30.

Alcune precisazioni, soprattutto per gli interessati che non hanno potuto partecipare all’incontro.

In questa fase insistiamo sull’unità d’azione e sulla convergenza delle mobilitazioni sul 4 aprile perché riteniamo necessario dare un segnale chiaro, pratico e concreto. Un segnale di protesta (contro la NATO), ma che è valido anche per tutte la popolazione: è falso che non esiste opposizione alla cricca di criminali che sta portando il nostro paese e il mondo in guerra; è falso che non esiste un’alternativa, è falso che possiamo solo subire e obbedire.

Fra realtà, reti e movimenti emerge in mille modi l’esigenza e la volontà di fare qualcosa di più. Ebbene, consideriamo questo percorso di coordinamento attorno alla data del 4 aprile come un’occasione, un primo passo per creare condizioni più favorevoli per sviluppare relazioni più strette, di conoscenza reciproca, di sostegno, di solidarietà e di collaborazione.

In questo senso ogni proposta e ogni spunto alla discussione e all’approfondimento sono benvenuti, sono accolti e pensiamo che debbano essere sviluppati a tempo debito e a debite condizioni.

Ciò che proponiamo oggi è un passo, piccolo ma concreto, nella direzione del coordinamento dell’iniziativa pratica da promuovere con le forze che si hanno a disposizione. È un passo che possono fare tutti, di cui c’è necessità e urgenza. Per questo motivo chiediamo di dare ampia diffusione a questo resoconto e all’invito alla prossima riunione on line a realtà ritenete possano essere interessate.

L’esperienza dei comitati che finora hanno lottato contro la presenza delle basi NATO ha dimostrato che questi documenti in realtà non esistono, al pari di altri documenti (Valutazioni di Incidenza Ambientale, Documenti di Valutazione dei Rischi ecc.) atti a definire sia l’impatto delle basi e i rischi per il territorio che i fattori di rischio a cui incorrono i lavoratori civili e militari al proprio interno. Per quanto riguarda il DL 101/2020, è obbligatorio che ogni prefettura disponga di un piano operativo da attuare in caso di rischio atomico o di esposizione alle radioesposizioni, da rendere pubblico: la mancanza di tale documento è punita penalmente con un luogo a procedere per omissione di atti di ufficio contro il prefetto in carica responsabile della produzione del piano.

La richiesta del Piano di Emergenza territoriale può essere svolta verso ogni prefettura che è situata nel raggio di 200km da un obiettivo militare sensibile. La procedura per richiedere il Piano di Emergenza è stata affinata da alcuni comitati della Lombardia e consiste in

  • Richiesta di incontro via PEC (obbligatorio) con il prefetto per parlare delle problematiche relative alla presenza delle basi NATO o obiettivi sensibili nel proprio territorio (in questa richiesta NON va menzionata la richiesta del Piano di Emergenza territoriale) – allegato 01;
  • Una volta proposta la data di incontro da parte della prefettura, bisogna accettarlo immediatamente (per evitare lungaggini e via PEC). La sera prima dell’incontro, non prima, inviare sempre via PEC (obbligatorio) al prefetto la richiesta del Piano di Emergenza (allegato 02). Contestualmente e non prima, bisogna inviare anche un comunicato in cui si indica l’obiettivo dell’incontro con il prefetto con richiesta di sostegno alle altre organizzazioni del territorio (allegato 03) e un comunicato stampa che dà notizia ai giornali dell’incontro in prefettura (allegato 03 bis). Il senso di questa sortita è quello di impedire che le prefetture abbiano il tempo di riempirci di inutili scartoffie, una volta ottenuta con largo anticipo la richiesta del Piano di Emergenza;
  • Nell’incontro con il prefetto non verrà presentato un piano o al massimo verrà presentato il piano nazionale (ossia il DL 101/2020) che nulla vale perché attiene alle disposizioni per le prefetture e la protezione civile, non attiene alle misure specifiche e concrete che ogni prefettura assumerà e di competenza del singolo prefetto. Sulla base dello svolgimento dell’incontro, è importante diffondere un comunicato stampa di resoconto dell’incontro con tanto di promesse e dichiarazioni espresse dal prefetto;
  • Il prefetto ha tempo 30 giorni per presentare il Piano di Emergenza territoriale: in alternativa tramite gli avvocati si può fare richiesta del luogo a procedere per omissione di atti d’ufficio.

Questo tipo di iniziativa è utile per chi intende mettere in contraddizione con il governo centrale e i vertici militari le prefetture locali. È utile perché squarcia il velo di propaganda rispetto alla “sicurezza” che sicurezza non è perché non solo le autorità trascinano il paese nella terza guerra mondiale a pezzi di cui anche l’Italia è promotrice, ma lo fanno scaricando sui civili anche le conseguenze delle scelte belliciste dei governi che si sono susseguiti (Draghi, Meloni). È in definitiva un buon modo inceppare il meccanismo di guerra NATO di cui il nostro paese fa parte. Per ogni altra informazione e dettaglio potete far riferimento a Marcella Ferrante (3894529065) che può meglio chiarire come la cosa è stata condotta su Bergamo.

In “allegato 00” troverete inoltre la denuncia che gli avvocati di IALANA Italia, supportati da diverse organizzazioni pacifiste, hanno depositato presso la Procura di Roma contro la presenza delle armi nucleari in Italia. La denuncia chiede di accertare la presenza di ordigni nucleari in territorio italiano e, successivamente, di accertarne l’illegalità sulla base della normativa interna e internazionale. La Procura dovrà infine accertare le responsabilità, anche di rilevanza penale, che ricadono su coloro che hanno importato gli ordigni e/o su chi, illegittimamente, ne ha eventualmente autorizzato l’importazione e la successiva detenzione.

La denuncia è supportata da 12 allegati. Per avere il testo della denuncia, per aderire alla mobilitazione e sostenere l’azione contro le armi nucleari in Italia e altre info scrivere a: denunciaarminucleari@proton.me 

Infine, vi chiedo di SEGNALARE A QUESTA MAIL (danteali_2021@libero.it) o al numero 3791639218 le iniziative già fissate nella settimana del 4 aprile prossimo, così da poterle raccogliere e rilanciare.

Ci rivediamo domenica 24 marzo!

Hanno partecipato alla riunione e sono intervenuti:

Emanuele Lepore – Associazione Nazionale Vittime Uranio Impoverito; Beppe Corioni – CS 28 maggio; Crasta Nadia – free Assange Napoli; Stefano Tenenti – No Guerra No Nato Ancona; Antonella – No Muos Sicilia; Mario Sanguinetti – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Roma; Roberta Leoni – Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università Viterbo; Marcella – Tavola della pace Bergamo; Alessandro Orsetti – No Comando Nato Firenze; Sandra – Comitato Fermiamo la Guerra Firenze; Alessandro Capuzzo – Trieste; Rolando Giai Levra – Movimento per la Rinascita Comunista Milano.

Emanuele Lepore, ANVUI

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