Una Giornata della Solidarietà dal sapore guerrafondaio, opposizione dell’Osservatorio

Anche quest’anno si svolgerà la giornata della Solidarietà giunta alla sua quindicesima edizione.

Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università ancora una volta denunciamo e critichiamo l’operazione di propaganda militarista e di revisionismo storico che sono alla base di questa iniziativa.

La Giornata della solidarietà, nata nel ricordo del Maggiore Ciardelli, morto in Iraq nel corso di operazioni militari decise dalla NATO e dalle potenze occidentali, non può in ogni caso occultare la natura e l’essenza di quella guerra costruita sulla base di innumerevoli menzogne atte a giustificarne la gestione

Il tema di quest’anno di cui si legge nel bando rivolto alle scuole di ogni ordine e grado (“L’interesse delle future generazioni come nuovo principio costituzionale: tra sviluppo sostenibile, salvaguardia dell’ambiente e tutela delle condizioni di vita”) era sicuramente interessante, ma quello che ha destato preoccupazione è la cornice dell’iniziativa (“per ricordare il Magg. Nicola Ciardelli, rimasto vittima di un attentato terroristico il 27/04/06 a Nassirya”) che rappresenta lo scopo stesso dell’Associazione che porta il nome del militare deceduto. Per parte nostra crediamo che “la diffusione di un messaggio di pace, solidarietà e speranza” a cui si ambisce negli intenti degli organizzatori non possa prescindere da un’analisi critica di quanto accaduto e che, purtroppo continua ancora oggi ad accadere.

Il rapporto “Iraq – Quattordici anni di missioni italiane 2003-2017” realizzato dall’osservatorio Mil€x in collaborazione con l’associazione Un ponte per… riporta che fra il 2003 (anno di inizio della missione “Antica Babilonia” quella in cui era impegnato Ciardelli) e il 2017 (operazione “Prima Parthica”), l’Italia ha speso 2,6 miliardi di euro per sostenere l’intervento militare in Iraq “contribuendo, in questo modo, a creare lo stato di instabilità di cui ogni giorno sono vittime ancora oggi decine di migliaia di civili innocenti”. La storia degli interventi militari italiani in Iraq ha inizio con la partecipazione attiva alla prima guerra del Golfo, scatenata a seguito dell’invasione irachena del Kuwait, con le operazioni “Desert Shield” e “Desert Storm” che costarono la vita ad almeno 20 mila soldati iracheni e a 3.664 civili. La seconda fase dell’intervento militare italiano in Iraq prende il via con l’adesione all’operazione internazionale a guida americana “Iraqi Freedom” (“Operazione Antica Babilonia“, dal 2003 al 2006): costo complessivo 1,75 miliardi di euro. Una presenza fortemente voluta dal governo di Silvio Berlusconi, smanioso di stare al fianco degli storici alleati George Bush (Usa) e Tony Blair (Regno Unito), incurante della convinzione pacifista mostrata da tanti italiani nella manifestazione del 15 febbraio 2003. Sempre secondo il rapporto, dunque, il Parlamento italiano ha approvato così un massiccio intervento militare mascherato da missione umanitaria, e per questo crediamo che contrarre la storia di oltre un decennio ad un solo episodio è altamente diseducativo per tutti e tutte gli studenti e le studentesse coinvolte nell’iniziativa. Pur con la dovuta solidarietà alla famiglia del maggiore Ciardelli, bisogna riconoscere infatti che l’Italia era presente in Iraq come forza armata straniera occupante e cominciare a chiedere con forza che di morti nelle guerre ce ne siamo sempre meno a partire da un disinvestimento negli apparati bellici in favore della cooperazione internazionale e la risoluzione non violenta dei conflitti.

Tornando alle iniziative messe in campo nel corso della giornata, ci preme sottolineare infine che non si adatta certo a un messaggio di pace il rituale lancio conclusivo dei paracadutisti sul Ponte di mezzo, che anzi finisce col celebrare la figura del soldato eroe pronto ad andare alla pugna suggerendo a bambini e bambine non preparati e facilmente suggestionabili l’idea, che costituzionalmente dovremmo ripudiare, che è solo con la forza militare che si può portare la pace.
Nella nostra lettura, la Giornata della solidarietà partecipa inevitabilmente a quel processo di militarizzazione delle scuole che su scala nazionale avviene attraverso le più svariate forme di collaborazione e partenariato tra forze armate e istituzioni scolastiche in una preoccupante progressione che come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università abbiamo il dovere di rendere pubblica.

Ad aggravare la situazione si aggiunge la complicità delle Istituzioni Locali per cui la giornata della solidarietà è diventata un vero e proprio appuntamento fisso per la città di Pisa, con il sostegno delle varie giunte via via succedutesi che hanno messo a disposizione uffici, servizi, mezzi e forza lavoro per la riuscita dell’iniziativa. A questo fine le attività di numerosi uffici del comune sono state nel tempo calibrate sulla Giornata della solidarietà con un’attenzione spasmodica che invece è difettata in tante, troppe giornate e campagne ignorate dall’Amministrazione comunale. Si pensi ad esempio agli autobus messi a disposizione da Autolinee Toscane in collaborazione con il Comune di Pisa e alle tante occasioni in cui la Società monopolista del trasporto pubblico locale si è sottratta dal supportate le manifestazioni promosse dalla società civile.

Davanti alla manifesta compromissione di parte della ricerca universitaria con le maggiori aziende produttrici di armi di distruzione e di morte anche attraverso sofisticati sistemi con ampio uso di intelligenza artificiale, pensiamo che le scuole dovrebbero concedersi più ampi spazi di riflessione sulla pericolosa corsa al riarmo che stiamo vivendo, sulla necessità di opporsi alla guerra e alle menzogne che necessariamente la accompagnano e sulle reali funzioni di ogni missione militare all’estero.

Crediamo fortemente che la scuola debba essere un laboratorio di pace, ma ribadiamo che questo laboratorio deve essere permanente e non relegato a singole giornate che diventano immancabilmente occasione di spot per le forze armate e di consenso per l’economia di guerra.


Pisa, 27 Aprile 2024

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università di Pisa

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