Bambin* in divisa scuola infanzia a Campo San Marino (PD): occorre più consapevolezza tra docenti

E così per celebrare la Festa della Liberazione dal nazifascismo del 25 aprile presso la scuola dell’infanzia “San Martino” di Campo San Martino, nel Padovano, hanno pensato bene di far marciare i bambine e le bambine in divisa mimetica intonando l’inno di Mameli.

Il video pubblicato sui social della scuola è stato poi rimosso, ma «Il Mattino» di Padova l’ha divulgato e reso disponibile a questo link e la polemica è, ovviamente, divampata, nonostante i genitori si siano affrettai ad affermare che «Non c’era un messaggio di guerra», come riporta Silvia Bergamin su «La nuova Venezia» a questo link.

Tutto un malinteso quindi? Lontani dall’idea di strumentalizzare quanto successo all’asilo di Campo San Martino, pensiamo, tuttavia, che una riflessione in merito si renda comunque necessaria.

Stando alle indiscrezioni, il video, realizzato in occasione della festa del papà e pubblicato sui social per il 25 aprile, riprende alcuni bambini marciare col tricolore sulle note dell’inno di Mameli. Ovviamente, l’iniziativa ha scatenato un acceso dibattito tra coloro che, anche in ambito sindacale, ne hanno sottolineato l’inappropriatezza e coloro che ne hanno difeso il carattere improntato al gioco e alla festa.

A leggere da vicino quanto riportato sulla stampa locale, se ne ricava tuttavia l’impressione che si sia in qualche modo inteso minimizzare quanto avvenuto. Per parte nostra, a prescindere dalla dinamica dei fatti e dei malintesi, dobbiamo per l’ennesima volta denunciare con forza come nelle scuole fin dalla più tenera età sia sempre più facile familiarizzare con un certo alfabeto e una certa retorica.

Le giustificazioni ex post e le dichiarazioni di intento di un’operazione che a nostro avviso appare comunque incompatibile con l’ambiente scolastico non sollevano coloro che hanno organizzato l’evento dal dover rispondere a una domanda ineludibile: perché in un contesto internazionale da terza guerra mondiale e davanti a un genocidio in atto contro il popolo palestinese ricorrere all’immaginario militare per la festa del papà? Non si potevano davvero trovare alternative più adatte all’età e all’idea di scuola come luogo di pace e convivenza civile?

Come insegnanti dovremmo valutare sempre con estrema cautela e cura le attività da proporre, perché in un contesto in cui le pratiche e le tematiche contribuiscono a costruire un universo simbolico specifico scegliere un sistema di riferimento al posto di un altro è già di per sé un messaggio.

Bene comunque che il dibattito si allarghi, che le famiglie inizino a prendere consapevolezza di quanto sia innaturale e grottesco avvicinare i piccoli all’idea di una Patria che va difesa innanzitutto con le armi. È fondamentale che questi temi siano affrontati con lucidità e onestà intellettuale perché – come l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università denuncia da più di un anno – le forze politiche stanno portando progressivamente il Paese verso un’economia di guerra. Occorre rendere pubblici gli interessi del complesso militar-industriale-politico (Leonardo Spa, di cui non si ricorda mai che fanno parte anche i dem Luciano Violante e Marco Minniti) che sta occupando sempre più gli spazi civili.

Come mostrano anche le altre vicende accadute a Vicenza, con la petizione lanciata dai/dalle docenti e i nuovi accordi USR e CoESPU, le argomentazioni dell’Osservatorio diventano sempre più concrete, evidenti e fattuali. Se riusciremo a imporne la discussione alle forze politiche e sindacali sarà un grande successo per tutt3.

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