“La guerra c’è sempre stata …”
I luoghi comuni più diffusi sulla militarizzazione delle scuole e delle università
Forse per allontanare l’idea terribile e odiosa della guerra, spesso tendiamo a minimizzare i pericoli e la gravità delle spinte verso la militarizzazione dei vari settori della società, militarizzazione riportata in auge dal florido sviluppo del comparto militare-industriale (di cui l’italiana Leonardo SpA è fra le prime aziende mondiali) nel quadro di una situazione geopolitica globale dove la diplomazia è stata abolita a favore di conflitti armati provocati e sostenuti a tempo indefinito. Se pur tranquillizzante, il luogo comune è però insidioso e impedisce di ragionare: perché la guerra contemporanea usa modalità nuove, e la guerra cognitiva manipola le opinioni pubbliche. Abbiamo così deciso di pubblicare sotto forma di articoli alcuni di questi luoghi comuni e proviamo a smontarli per vedere come stanno veramente le cose.
- È davvero necessario parlare di militarizzazione delle scuole e delle università? Non si sta esagerando?
- Ma quale militarizzazione? Le scuole sono libere di scegliere!
- Le forze armate e di pubblica sicurezza sono un baluardo di legalità, rappresentano le Istituzioni.
- Che cosa c’è di male nel militarismo?
Il militarismo è l’esatto contrario dell’educazione. Tant’è vero che il principio X della Dichiarazione Universale dei Diritti del Fanciullo del novembre 1959 stabilisce che «Il fanciullo deve essere protetto contro le pratiche che possono portare alla discriminazione razziale, alla discriminazione religiosa e ad ogni altra forma di discriminazione. Deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevolezza che deve consacrare le sue energie e la sua intelligenza al servizio dei propri simili». Ne consegue che i minori non devono essere esposti ad armi o materiali militari.
Il militarismo impone la gerarchia come valore centrale. L’educazione civica, al contrario, fa in modo che l’obbedienza non sia riservata alla figura di un individuo gerarchicamente superiore, ma alle leggi in quanto frutto del processo democratico e quando queste non danneggino gli elementi più deboli della società.
L’esperienza storica mostra che la gerarchizzazione del militarismo ha portato a quell’ubbidienza irresponsabile con cui, nei processi del dopoguerra i criminali di guerra nazisti hanno giustificato le loro azioni, avendo eseguito degli ordini.
Il militarismo è diseducativo perché abitua a ragionare per schieramenti netti e contrapposti, a presupporre sistematicamente la presenza di un nemico, a considerare l’uso della forza come strumento inevitabile e risolutivo.
L’etica del militarismo è l’unica che include la liceità dell’uccidere. Non a caso quando a scuola si propongono ai giovani e alle giovani le carriere militari questo aspetto viene taciuto, con una vera e propria propaganda di peace washing che parla di patria, profitti economici, cura dell’ambiente (sic!), possibilità di carriera e… pace.
La militarizzazione delle scuole e delle università è un fatto grave e tende a normalizzare l’idea della guerra sin dai primi anni di vita dei bambini e delle bambine all’interno delle istituzioni scolastiche.
Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università
