Roma, 25 novembre, Osservatorio alla Festa della Riscossa Popolare nei pressi del COVI

Sabato 25 novembre siamo intervenuti come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università alla festa della Riscossa popolare della sezione P. CARC Roma.

A pochi metri dal luogo dell’incontro il COVI, il Comando operativo di vertice interforze, «un organismo alle dirette dipendenze del capo di stato maggiore della difesa che esercita la pianificazione, il coordinamento e la direzione delle operazioni militari delle forze armate italiane, e sulle esercitazioni interforze e multinazionali e tutte le attività ad esse collegate» (da wikipedia).

Questo luogo, nel centro di Roma, svolge la sua attività accanto a scuole, giardini pubblici, luoghi di incontro, vie commerciali, in un quartiere (Tuscolano) densamente popolato, come tutti i quartieri di Roma.

La presenza del COVI ha conseguenze tangibili nella quotidianità dei residenti: espone gli abitanti all’essere un bersaglio sensibile in caso di eventuali operazioni di guerra, toglie sovranità territoriale ai cittadini e alle cittadine, come mostra l’operazione che ha visto realizzare in una sola nottata (e in segreto!) un mega ripetitore a servizio del  COVI. Un organismo al servizio della NATO.

Il COVI è però un simbolo anche delle scelte economiche del nostro Paese. L’aumento della spesa militare per finanziare le guerre sottrae preziose risorse economiche a quelle che sono diventate le vere emergenze del nostro paese: la manutenzione dei territori che collassano per effetto dell’incuria e delle speculazioni, l’emergenza abitativa e la difesa del diritto all’abitare, la sanità e gli altri servizi pubblici attaccati dalle privatizzazioni, la tutela dell’apparato produttivo assediato da chiusure e delocalizzazioni ad opera delle multinazionali, la scuola pubblica attaccata dall’aziendalismo, dal dimensionamento scolastico, dal precariato e dalla militarizzazione.

Non ci sono fondi per incrementare asili nido, servizi sociali, accoglienza, luoghi di cura; non ci sono fondi per rendere gli spazi pubblici luoghi di aggregazione vivibili, né ci sono fondi per migliorare i trasporti, la sanità pubblica, la manutenzione delle strade. I fondi ci sono per mantenere l’impegno con la NATO ad aumentare la spesa militare al 2% del PIL (come mostra il mega ripetitore del COVI).

Come Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle Università siamo a fianco ai comitati di quartiere che lottano contro la presenza dalle basi militari nei quartieri popolari, perché la vera sicurezza è nel respingere ogni decisione che conduca alla militarizzazione dei territori.

Il No alla guerra passa anche attraverso il recupero della decisionalità popolare sul proprio territorio.

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