La tecnologia militare dei droni si fa contest ed entra a scuola tra realtà e videogioco

di Stefano Bertoldi

Tra smart cities, controllo delle frontiere e varie tipologie di droni, anch’essi avidi di intelligenza artificiale, Leonardo SpA porta avanti parallelamente un abile progetto di war-washing per apparire sempre nel suo ruolo di partner “fondamentale”, scientifico e tecnologico, per soluzioni in ambito civile o al massimo “dual use”. Per avere risorse umane altamente qualificate in campo informatico o ingegneristico, i suoi due “cavalli di Troia” di razza per introdursi nel mondo della formazione dell’orientamento e della ricerca, le fondazioni MedOr e Leonardo “Civiltà delle Macchine”, si ingegnano in vario modo: dal finanziamento e sponsorizzazione diretta, come nel caso del primo liceo del digitale inaugurato lo scorso anno a Roma, o gli innumerevoli progetti di ricerca co-finanziati anche dall’Unione Europea nell’ambito Horizon o ancora quelli nei paesi poveri,  ma strategicamente interessanti per le loro materie prime o perché snodi cruciali lungo le rotte migratorie (ricordiamo che Marco Minniti, oggi presidente di MedOr, a suo tempo fu artefice come ministro degli interni, dell’accordo che giornalisticamente prese il suo nome, con i trafficanti libici per fornire motovedette e formazione utili all’ operatività dei lager libici), oppure ancora, più in sintonia con i giovani, con qualcosa che si avvicini al videogioco e alla competizione online. Sul sito della più grande fabbrica di armi italiana, si sottolinea sempre l’impegno per l’uso civile delle loro soluzioni tecniche  ma la convergenza tra la loro insinuazione diretta e massiccia in scuole e università, le spese militari crescenti, i vari processi di digitalizzazione e “gamification” della didattica, trascinati dalla valanga di miliardi del PNRR (“imposti” dal MIM) e le guerre in atto, fanno pensare a tutt’altri obiettivi. È il caso, ad esempio, del ” Leonardo Drone Contest” kermesse nata nel 2019 in collaborazione con ben 6 atenei italiani, di bocca buona, vinta quest’ anno dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa (qui la notizia)

che fa il paio con “l’hacker etico”, la professione del futuro promossa sul loro sito e che stuzzica ancora una volta la fantasia dei giovani nerd. Molto probabilmente ci saranno dei droni utili in situazioni di emergenza ambientale e di pronto soccorso ma in questo frangente storico l’attenzione non può che andare ai droni che controllano le nostre coste a caccia di migranti in cerca di una vita migliore o semplicemente di una vita purché sia tale, ai droni e ai robot militari che da anni seviziano gli abitanti di Gaza, alla guerra informatica, oppure ancora ai sistemi di controllo pervasivi delle città che con la scusa della sicurezza, forse un giorno risulteranno strategici anche per  reprimere sommosse popolari causate da disuguaglianze ormai giunte arrivate, già oggi, a livelli di guardia. D’altra parte anche rimanendo in campo strettamente civile, siamo in attesa di conoscere il numero dei fattorini che verranno licenziati dopo l’introduzione dei droni nella consegna dei pacchi di Amazon che non a caso ha scelto l’Italia paese esperto nello sfruttamento del lavoro, nei bassi salari e nei comportamenti antisindacali, soprattutto nel settore chiave della logistica. Parlando in proposito di città iper controllate digitalmente, ovvero le cosiddette “smart-city”, a 50 anni esatti dall’ uscita del celebre film “Soylent Green”, (con Charlton Eston diretto da Richard Fleischer), Leonardo Spa, inserita nel progetto genovese “Quattro assi di forza”, è sempre più impegnata a disegnare una città come quella raccontata in un film certamente distopico ma lucidamente visionario: non si impegnano tutte le energie tecnico-scientifiche (…ma anche quelle urbanistico-rurali e sociologiche) per evitare meteopoli-mostro invivibili incentivando la rivitalizzazione di piccoli comuni morenti o ancora per incentivare la ricerca sulle fonti alternative al fossile da diffondere capillarmente bensì per controllare sempre di più, tramite l’intelligenza artificiale, le nostre città, sempre e comunque all’insegna della cosiddetta “sicurezza urbana” e ovviamente della cyber-security. L’ ultima strategia di war-washing si associa in questo caso anche al green-washing perseguito da tempo dalla Leonardo e  consiste appunto nel presentarsi come la carta vincente, il partner tecnologico-digitale ideale, per queste accattivanti “smart-city”. All’interno del raggruppamento di imprese che sta guidando la riconversione elettrica della mobilità urbana di Genova, Leonardo SpA si “vende” proprio come la chiave di volta per poter gestire centinaia di chilometri di filovie-tramvie e bus elettrici con l’intelligenza artificiale che viene presentata come strategica non solo per il trasporto pubblico ma anche per la tanto ricercata sicurezza della vita urbana: nell’articolo dettagliato uscito in proposito sul Sole24 Ore si legge, infatti che questi sistemi sono utili anche per “operazioni di ricognizione identificazione e intelligence (…)”. Non va dimenticato che le maggiori città italiane fino a 100 anni fa, in quanto a mobilità urbana, erano ampiamente elettrificate ma poi, inseguendo un certo tipo di sviluppo, si è deciso di passare al fossile e oggi, nella crisi più nera dello sviluppo capitalistico, entrato in profonda recessione e con una mancanza (o precarizzazione) del lavoro cronica, si decide appunto di ritornare all’elettrico senza curarsi di come viene prodotto alla fonte e soprattutto dei costi a carico del lavoratore medio che fino a ieri circolava, sicuro di sé, sull’ultimo standard di motore endotermico. Sempre nello stesso articolo, si enfatizza molto il problema dell’inurbamento e dunque della mobilità urbana cosiddetta sostenibile e di come il digitale e l’intelligenza artificiale possono rendere appunto le città sempre più intelligenti. In maniera del tutto acritica e senza porsi l’obiettivo di invertirne la tendenza, i tassi demografici che hanno portato l’umanità a otto miliardi di individui, peraltro inseriti nel modello fallimentare di cui sopra, non vengono affatto visti come un problema, in quanto legati all’inurbamento guidato da un sistema produttivo capitalistico e consumistico ma un effetto collaterale risolvibile con un nuovo “prodotto”. Una città come Genova, con un retroterra fragile, ciclicamente colpito dal dissesto idrogeologico aggravato dal cambiamento climatico, viene in qualche modo “curata” da tutti i mali proprio con il digitale e l’elettrico.  Sempre nell’articolo del Sole 24 Ore si sottolinea, infatti, come proprio nel capoluogo Ligure siano presenti numerose startup e incubatori di impresa, guidate appunto dal colosso diretto dall’ ex-ecologista Cingolani che si trascina un trenino di centri di ricerca universitari: questi ultimi, sempre più affamati di fondi, non si pongono ormai più il problema etico delle ricadute belliche delle  ricerche cosiddette “dual-use” nemmeno In un clima contrassegnato da venti di guerra che spirano violentemente a 360 gradi intorno all’Europa. Si spiega così il grande interesse per l’ultimo baluardo dell'”intelligenza tradizionale” analogica, rappresentato dalla scuola pubblica ormai investita da una valanga di miliardi cui non ci si può opporre se non simbolicamente, spesi per la cosiddetta Scuola 4.0 e sulla piattaforma “Unica” per l’orientamento al lavoro (finalizzata al “portfolio” dello studente) e il tutorato.

Per approfondire:

Dal sito di Leonardo la sintesi del progetto”Quattro assi di forza” che contiene al suo interno il link all’ articolo del Sole24h

Dal sito Leonardo SpA, l’articolo sul Drone Contest

Stefano Bertoldi – sociologo, giornalista freelance e attivista dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

Rispondi